Il dilemma di molti apicoltori è quello: sciami o miele, se si ottiene il miele non si possono avere sciami, se si fanno sciami non si può avere il miele, io vorrei sconfessare questo luogo comune e dico che si può avere sia sciami che il miele, con una gestione accorta degli alveari se sono stati invernati bene e a fine inverno sono in buona salute si può sfatare il mito.
Da parte mia lo scorso inverno ero riuscito a invernare le arnie con buone scorte e arrivati a fine inverno ho stimolato le api con un po’ di acqua e miele, questo ha fatto si che venisse intensificata la deposizione trovandomi con arnie traboccanti di covata e api a fine marzo inizio aprile (da tener conto che gli alveari sono a 760 metri sul livello del mare), a questo punto avrei avuto la possibilità di andare subito a melario ma la fioritura dell’acacia sarebbe iniziata solo verso i primi di maggio, questo mi ha permesso di fare gli sciami (come ho raccontato nel post precedente), e ho avuto tutto il tempo di riorganizzare le arnie, ma ho usato un piccolo accorgimento, ho usato arnie da 7 telaini, anche uno sciame messo in quel tipo di arnia e alimentato per qualche giorno con acqua e miele (io ho somministrato 3 litri in totale al 50% in piccole dosi la sera per non creare problemi di saccheggio) ha il tempo di costruire i telaini (uno sciame del 19 aprile ai primi di maggio era già a melario), lo sciame in questione ha riempito un melario di acacia con regina di partenza vergine.
La stessa cosa l’ho ottenuta nell’arnia da 10 divisa a metà ho messo la regina in un’arnia da 7 telaini e ho ottenuto due melari abbondanti d’acacia, oltre alla costruzione dei due telaini inseriti.
Il resto degli sciami e l’altra regina ottenuti sono stati fatti lavorare per ottenere altri obbiettivi diversi dal miele, ma ne parleremo più avanti (anche circa la somministrazione di acqua e zucchero ne parleremo a parte).
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